Il primo Colloquio mediterraneo

La pace, l’amicizia e la solidarietà fra Israele e Ismaele; la pace, l’amicizia e la solidarietà fra i popoli prima colonizzati e quelli prima colonizzatori; la pace, l’amicizia e la solidarietà fra tutte le nazioni cristiane, arabe e la nazione di Israele. Questa pace del Mediterraneo sarà inoltre come l’inizio e il fondamento della pace fra tutte le nazioni del mondo.

 


Dal discorso di apertura del Primo Colloquio Mediterraneo
3 ottobre 1958

Cooperare alla costruzione della pace nel Mediterraneo e nel mondo: ma come? Per risolvere questo problema occorre una cosa: piazzare questo colloquio nel vasto quadro e nella vasta prospettiva della crisi storica attuale, una crisi che, come sappiamo, riguarda la storia umana in tutte le sue dimensioni, sia quelle orizzontali che quelle verticali.
Essa la riguarda nella sua lunghezza e attraverso la generazione dei nuovi popoli e delle nuove nazioni che si presentano alla ribalta della storia di oggi determinando così immensi spostamenti negli equilibri e negli orientamenti essenziali della dinamica storica.
Essa la riguarda nella sua altezza, perché essa tocca gli elementi profondi della concezione dell’uomo, di Dio e del mondo, e opera delle mutazioni, dei cambiamenti o delle inversioni veramente spaventose sul piano e sulla scala dei valori, questo asse attorno al quale si costruiscono e sul quale nascono la solidità o la debolezza delle strutture essenziali della vita degli individui e dei popoli. Essa la riguarda nella sua larghezza perché si tratta di una crisi che non si limita a un ristretto spazio della terra o a un gruppo di civiltà: è una crisi che riguarda tendenzialmente il mondo intero, tutti i popoli, tutte le nazioni, tutte le civiltà che danno un contenuto o un valore alla vita degli uomini.
Ebbene! Visto da questa prospettiva di crisi, quale significato assume il nostro colloquio?
La risposta, a mio avviso, è possibile se si considera la comune vocazione storica e la comune missione storica e per così dire permanente che la Provvidenza ha assegnato nel passato, assegna nel presente e, in un certo senso, assegnerà nell’avvenire (se noi le restiamo fedeli) ai popoli e alle nazioni che vivono sulle rive di questo misterioso lago di Tiberiade allargato che è il Mediterraneo.
Questa vocazione o questa missione storica comune consiste nel fatto che i nostri popoli e le nostre nazioni sono portatori di una civiltà che, grazie alla incorruttibilità e alla universalità dei suoi componenti essenziali, costituisce un messaggio di verità, d’ordine e di bene, valido per tutti i tempi, per tutti i popoli e per tutte le nazioni. Gli elementi essenziali che rendono strutturalmente incorruttibile questa civiltà, di cui i nostri popoli e le nostre nazioni mediterranee d’Europa, Africa e Asia, sono portatori sono – come ha felicemente rilevato P. Valéry – tre:
1) la componente religiosa della rivelazione divina che trova in Abramo – patriarca dei credenti – la comune radice soprannaturale. Il Patto di Alleanza con il Dio Vivente – con il Dio di Abramo, di Isacco, di Ismaele e di Giacobbe – costituisce la genesi, il punto di orientamento, l’asse strutturale e di sviluppo del popolo, della nazione e delle civiltà cristiane.
Il Tempio, la cattedrale e la moschea costituiscono precisamente l’asse attorno al quale si costruiscono i popoli, le nazioni e le civiltà che coprono l’intero spazio di Abramo.
2) la componente metafisica elaborata dai Greci e dagli Arabi: è ad essa che si deve l’immensa ricchezza di idee che sostengono una visione ordinata, essenzialmente metafisica e teologica del mondo, e che costituiscono intellettualmente e artisticamente la bellezza stessa della civiltà di cui i nostri popoli e le nostre nazioni sono portatori.
3) la componente giuridica e politica elaborata dai romani. È a questa che si deve la strutturazione di un ordine giuridico e politico di cui gli elementi maggiori costituiscono il tessuto essenziale dove si articola ogni ordine sociale e umano autentico. Ebbene! L’incorruttibilità e l’universalità di queste tre componenti della civiltà di cui i nostri popoli e le nostre nazioni sono depositari e i più autentici portatori, fanno sì che questa civiltà sia in grado di attraversare i secoli e le generazioni senza temere cambiamenti definitivi e rotture nell’essenza. Come tutti gli organismi viventi, essa è capace di integrare e di ordinare in sé – donando loro spazio e valore – gli elementi di crescita che la storia gradualmente le presenta, elementi tecnici, economici, sociali, culturali e politici. È grazie alla sua vitalità, alla sua capacità di adattamento a tutti i luoghi e a tutte le civiltà, che essa costituisce un messaggio sempre valido a servizio di tutti i popoli, di tutte le nazioni, di tutte le civiltà della terra. Come rispondere fedelmente a questa suprema vocazione comune?
La risposta è evidente: la pace, l’amicizia, la solidarietà reciproche fra questi popoli e queste nazioni. La pace, l’amicizia e la solidarietà fra Israele e Ismaele; la pace, l’amicizia e la solidarietà fra i popoli prima colonizzati e quelli prima colonizzatori; la pace, l’amicizia e la solidarietà fra tutte le nazioni cristiane, arabe e la nazione di Israele. Questa pace del Mediterraneo sarà inoltre come l’inizio e il fondamento della pace fra tutte le nazioni del mondo. Quando questa pace del Mediterraneo sarà fatta e quando sarà fatta la pace fra tutte le nazioni, allora noi potremo ricordarci con gioia i divini messaggi di pace che sono risuonati su queste stesse rive.
                                                                                                          Giorgio La Pira

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