Messaggio all'incontro euro-arabo di Firenze
Firenze, 22 aprile 1977

Spes contra spem ! 
 

Signor Sindaco, Signori Ministri, Ambasciatori, colleghi ed amici, quando il Comitato promotore decise che l'odierno incontro di riflessione tra europei e arabi si tenesse a Firenze e in Palazzo Vecchio, esso ha fatto, in certo senso, una scelta non casuale. A Firenze, infatti, a partire dal 1956, abbiamo avuto una certa singolare esperienza dei problemi tanto complessi -storici, spirituali, culturali, economici e politici- dei popoli mediterranei; e perché questa esperienza si è svolta seguendo un'ipotesi di lavoro, che gli eventi mediterranei, europei e mondiali di questi ultimi venti anni non hanno, come crediamo, affatto indebolito, ma hanno anzi fortemente convalidato.

Qual'è l'ipotesi di lavoro che è stata alla base, per tutti questi anni, dell'azione fiorentina e quali le idee che anche questo incontro mi suggerisce?

Primo. Anche questo incontro tra europei ed arabi non può non prendere coscienza -e quindi non può non agire conseguentemente- dell'epoca qualitativamente nuova- l'età atomica!- che caratterizza la storia del mondo contemporaneo e che indica senza alternative -per giudizi scientifici, politici, economici e morali- la scelta definitiva della pace (e quindi della giustizia e della unità) che presuppone come unici strumenti adeguati il dialogo, il negoziato, l'accordo.

Secondo. I popoli d'Europa hanno intrapreso questo cammino ed il continente europeo ad Helsinki si è pacificato ed ha con lungimiranza aperto le porte al Mediterraneo. Da questo contesto non può dissociarsi, anzi ne è strettamente legato anche il dialogo tra l'Europa e il mondo arabo.

Terzo. Costruire la tenda della pace è anche il destino del Mediterraneo. Questi popoli, anche se pieni di lacerazioni e di contrasti, hanno, in certo senso, un fondo storico comune, un destino spirituale, culturale e in qualche modo anche politico, comune. La loro "unità" è essenziale ed è quasi una premessa per l'unità dell'intera famiglia dei popoli.

In questi ultimi decenni ricerche di alto valore hanno cercato di fare e cercano di fare ogni giorno più una analisi attenta di questo "fondamento comune" e di questa "storia comune" della triplice famiglia di Abramo che bagna le sponde del Mediterraneo, nuovo lago di Tiberiade!

Tuttavia questa unità trova un perdurante antistorico punto di rottura nell'annoso conflitto arabo-israeliano. Ma anche qui ci sorregge la tesi fiorentina enunciata al Convegno di Cagliari del 1973 allorché sostenemmo che nella crisi arabo-israeliana andava emergendo il problema palestinese e che la soluzione di tale problema non poteva essere che politica.

"Il possibile dialogo arabo-israeliano -dicemmo- se vuole essere efficace e risolutivo davvero non può che essere triangolare: Israele Palestina e gli altri Stati arabi confinanti".

Questa tesi "fiorentina" del triangolo appare ogni giorno più valida: tutti sono in certo modo persuasi che il negoziato e la pace arabo-israeliana passa inevitabilmente da questo triangolo! Tra le ipotesi di collaborazione che l'Europa della CEE e il mondo arabo si propongono c'è anche questa: c'è soprattutto questo comune sforzo di rendere certezza la speranza radicata in Abramo (spes contra spem!) di riconciliare Israele ed Ismaele. Lasciatemi dunque finire con questo sogno! Lasciate che io veda in questa luce lo scopo ultimo di questo convegno euro-arabo che fa rifiorire la tesi di Firenze: "La speranza di Abramo!".

Non c'è che da riprendere, per così dire, la strada di Firenze: la strada della convergenza, dell'incontro che Isaia indicò con tanta profetica precisione: "In quel tempo vi sarà una strada dall'Egitto alla Siria e il Siro si recherà in Egitto e l'Egiziano andrà in Siria ed Egitto e Siria serviranno il Signore: e in quel tempo Israele, terza con l'Egitto e la Siria sarà benedetta in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore dicendo: benedetto l'Egitto, mio popolo, la Siria opera delle mie mani ed Israele mia eredità" (Is 19,23).

Ed è anche la strada che il Corano (3, 64) indica dicendo: "Oh gente del Libro! Venite ad un accordo equo tra noi e voi e vedete di non associare a noi cosa alcuna, di non scegliere tra noi padrone che non sia Dio!".

Ecco, signori Ministri, Ambasciatori, colleghi ed amici convenuti a Firenze ciò che avrei voluto dirvi se le condizioni di salute mi avessero permesso di essere presente insieme a voi.

                                                                                                                                         Giorgio La Pira


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