Don Luca Meacci: Omelia Natale 2021

Noi siamo il dio di Dio

 Bene, fratelli e sorelle, anche quest'anno siamo a celebrare il Natale del Signore. Il Figlio di Dio, il Verbo eterno, si è fatto carne, si è fatto uomo nella storia e la sua presenza si rinnova in questa nostra storia. Come ogni anno le parole del profeta Isaia sono risuonate, con un accento nuovo e con rinnovata forza, per ridirci che : “il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che camminavano in terra tenebrosa, una luce rifulse”. E poi: “hai aumentato la gioia, hai moltiplicato la letizia…”. Sì ! Mai come oggi possiamo dire che c’è un’umanità intera che cammina nelle tenebre. Le tenebre di una pandemia che sembra non aver fine. Una situazione che va ad aggiungersi ai mali e alle contraddizioni di cui già soffriva questo nostro mondo: catastrofi ambientali, inquinamento, ingiustizie e poi...... una povertà drammatica che colpisce i due terzi dell’umanità. Ma non ci è consentito arrendersi, disperarsi. Non è consentito a noi adulti, agli anziani, né tanto meno ai giovani e ai ragazzi. Non possiamo mollare la speranza; nessuno deve abdicare alla gioia. Questa pandemia deve insegnarci lezioni salutari e può persino aiutarci a riscoprire il messaggio del Natale. Sapete come ? Mettendoci di fronte ai nostri limiti. Prima di tutto il limite della nostra conoscenza. Crediamo di sapere tutto, di avere in mano la verità e di poterla manipolare a nostro piacimento. Presumiamo di essere onniscienti, di essere padroni del tutto. Per poi scoprirsi incapaci di trovare il senso, della vita e delle nostre fragilità. Capite che non basta un superficiale ottimismo (vi ricordate i cartelli “andrà tutto bene”). Non basta la scienza, seppur fondamentale, a salvare l’umanità. Anche il limite di quell'atteggiamento che da tutto per scontato: oggi quanto è esposta e quanto è fragile la nostra vita. Siamo consapevoli che la vita è un dono ? Oggi, un abbraccio, il darsi la mano, non ci appaiono come gesti normali. Come il limite del tempo: ci sentivamo onnipotenti, invincibili. Si presumeva di essere i padroni della vita. La fragilità della vita, la salute messa a rischio. Sicuramente la morte è il limite più drammatico da accettare. Tutto questo non deve gettarci nel panico o nella paura, ma renderci consapevoli. Sono sempre più convinto che questo è il tempo non dei nostalgici...come si stava bene prima, speriamo tornino presto quei tempi. Come non è il tempo dei facili ottimismi...andrà tutto bene; OGGI è il tempo dei REALISTI: di coloro che sanno leggere questo tempo, questa storia e sanno orientare il cammino verso strade nuove, quelle tracciate dal Vangelo di Gesù ! Il Vangelo ci offre la possibilità non tanto di eliminare questi limiti, ma di prenderne atto, di accettarli e di trasformarli. Il profeta Isaia fonda il suo messaggio di gioia sull’annuncio della nascita di un misterioso bambino: “poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio…”. Niente di eccezionale: nascerà un bambino, come sempre accade nel mondo. Come avverrà settecento anni dopo Isaia, in quella notte a Betlemme, nascerà un bambino, figlio di una sconosciuta ragazza di Nazareth, Maria e di Giuseppe, uomo della discendenza davidica. Il bambino sarà deposto in una mangiatoia e solo un piccolo gruppo di pastori andrà a vederlo, perché gli angeli li hanno messi in movimento. Nel Vangelo, sono gli angeli ad annunciare che l'autore della vera gioia è il Salvatore: “vi annunzio una grande gioia: oggi, nella città di David, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo Signore”.....PER VOI.... Emerge con forza e chiaramente l’immagine di un Dio straordinario che accetta di abbassarsi per farsi uno di noi; per farsi carne, cibo. Nasce a Betlemme, “casa del pane” per essere Lui stesso pane per noi, mettendo la sua vita al servizio dell’intera umanità, per un atto di amore. Nulla e nessuno può rubarci la consapevolezza che noi siamo amati da Dio; neppure la pandemia e nessuna variante al virus può toglierci la certezza che ognuno di noi, nonostante i limiti e le fragilità che porta con se, è amato da Dio ! Voglio usare un'espressione forte, non so se teologicamente è corretta, di sicuro lo è spiritualmente: noi siamo il dio di Dio...... il dio di Dio ! Noi siamo a lui preziosi, fino al punto che, non solo si fa uno di noi, ma offre la sua vita per noi. Questa pandemia deve diventare un’occasione di grazia per noi comunità cristiane perché possiamo riscoprire l’autenticità del cristianesimo. Tutto ciò che è finto, falso, tutto ciò che è convenienza, facciata, anche nelle relazioni tra le persone.....tutto questo è destinato a bruciare, ad estinguersi, lasciando solo ciò che è vero, essenziale. Questo è il Natale ! Noi potremo anche continuare a mascherarci da finti cristiani, da cristiani di circostanza, ma la pandemia e la forza del Natale spazzano via tutto ciò che è falsità che è sovrastruttura. Il Natale ci indica, intanto, una strada: quella di accettare prima di tutto i nostri limiti, la nostra vulnerabilità, la nostra umanità. Non pretendere di essere onnipotenti, di poter dominare il mondo e di poterlo sfruttare e spolpare fino all’osso. La strada di riscoprire l’essenzialità, il valore delle cose, del dono, della natura, degli affetti, dell’amicizia, del nostro corpo, delle piccole cose, dell’amore. Riscoprire la realtà della famiglia come primo luogo dove si impara ad amare e dove ci si incontra con la fede, dove la si trasmette ai figli. Comprendere che dietro a tutto questo c’è un donatore: c’è un Dio che ama la sua creazione e l’intera umanità. E’ ciò che scrive la lettera di Paolo a Tito: “è apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutta l’umanità”. Ada Merini scrive in una sua poesia: “Ciò che nella vita rimane, non sono i doni materiali, ma i ricordi dei momenti che hai vissuto e ti hanno fatto felice”. Stanno facendo di tutto per togliere il Protagonista dalla festa del Natale, ma Lui imperterrito è lì in quella mangiatoia e non sbraita, non si vendica, non fa l'offeso...ma rilancia costantemente il suo dono di amore: io, il Verbo eterno del padre, mi sono fatto uomo, affinché l'uomo diventasse Dio ! Allora il Natale diviene anche quest’anno, nonostante tutto, un messaggio di gioia e le parole di Isaia, il canto degli angeli del Vangelo, non perdono la loro forza. Un saggio della Bibbia, il Siracide, scriveva due secoli prima di Cristo: «figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene (…). Non privarti di un giorno felice, non ti sfugga nulla di un legittimo desiderio» ; e ancora: «regala, accetta regali, divertiti, perché negli inferi non si ricerca l’allegria» (Sir 14,14.16). Parole sorprendenti, ma solo per chi non conosce la Bibbia, parole che papa Francesco riprende sia nella Evangelii Gaudium che nella Amoris Laetitia. Un invito, questo Natale ci rivolge: saper gioire dei piccoli doni che il Signore mette sul nostro cammino: nulla è più scontato oggi, neppure alzarsi al mattino, guardare il cielo e abbracciare i nostri cari. Guardiamo il presepe e ringraziamo il Signore fatto carne nella nostra storia, per essere in mezzo a questa nostra umanità.

                                                  Don Luca Meacci